“Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue molte capacità, che inizialmente fu data a poche forme o ad una sola e che, mentre il pianeta seguita a girare secondo la legge immutabile della gravità, si è evoluta e si evolve, partendo da inizi così semplici, fino a creare infinite forme bellissime e meravigliose.”
Per quale ragione voler dedicare un brandello di rete alla vita e al suo evolversi?
Perché volere credere che vi sia - ancora oggi - la necessità di riportare lo sguardo sulle due immagini che si parlano attraverso uno specchio, e cioè l'Essere e il Divenire?
Perché da vent'anni l'indagine puntigliosa, appassionata ed umile su ciò che è 'vita' muove il mio fare, e soprattutto perché sono quasi quindici gli anni di quei venti che ho condiviso con ragazzi appena usciti dall'infanzia (alcuni riluttanti ad abbandonarla definitivamente...), ragazzi che non hanno mai cessato di chiedere a me che cosa vi fosse di realmente speciale nello studio e nella conoscenza. Undicenni e quattordicenni per i quali era evidente il desiderio di trattenere il senso di tanto affannarsi tra definizioni e concetti, e il bisogno di avere dinanzi qualcuno che se ne facesse carico per infine trascenderli. Affinché ciò che rimanesse, a loro e a me, fosse la comunicazione di un valore.
Il valore della conoscenza. Il valore della conoscenza della biologia. Il valore dell'affermare che indagare la vita significa esprimere l'Uomo che è al contempo oggetto e soggetto della sua conoscenza.
E non solo, anche se quanto già scritto dovrebbe abbondantemente ripagarmi, come docente e 'comunicatore' di scienza.
Perché, infine, mi è necessario continuare a credere che non sia necessario che gli alunni raggiungano i diciotto anni per esporsi al rischio di un giudizio sulla realtà; un giudizio che parta dai fatti, dalla realtà delle cose, e ad essa strenuamente obbedisca, ma che anche non si sottragga a leggere - in questa realtà - la testimonianza di una bellezza e di una struttura.
La bellezza, appunto, è la chiave: trasfigura gli oggetti, ne annulla quasi l'incomprensibilità apparente, perché ne mette a nudo la struttura.
E poiché la storia della scienza è semplicemente la storia di un amore - grandissimo e mai del tutto corrisposto - tra l'uomo e la 'sua' realtà, fisica e biologica, ripercorrere insieme ai propri alunni le 'lettere' scritte nel corso di questa storia (le teorie, le spiegazioni tentate e sbagliate, le intuizione e visioni) fa crescere anche l'alunno della scuola media nella consapevolezza che la scienza non sia mai stata un... combattimento da arena e mai debba essere così intesa.
Lo stesso Charles Darwin, nelle cui mani ancor oggi si pone in modo troppo frettoloso ogni sorta di spada, concludeva il suo testo come un qualsiasi innamorato (della vita) avrebbe concluso.
Con devozione per la sua grandiosità, con stupore per il suo non essersi a lui negata, con ammirazione per il suo mutevole apparire, ed infine e soprattutto con lo sguardo affascinato e malinconico di chi sa che ciò che ha di fronte in ultima analisi gli sta sfuggendo.
Eppur continua a chiedergli di raggiungerlo.